Vector Eleven
Ho bisogno di essere di fronte al suono di tutte le tue
domande successive. Sono ormai certo che sarai tu il paradigma di un
nuovo tempo cromato continuo, non come un elettrocardiogramma, ma come una cosa
anarchica e fluida. Sei l’unica possibilità di incamerare una certa quantità di
news senza il rinforzo del panico, sei un futuro prossimo in cui
tutto può silenziarsi, duratura come la scalata millimetrica alla vertigine di una
corolla durante la quale ho tempo di osservare il peso dei tuoi
orecchini. Tu sei colei che regola la velocità accelerata della superficie e
indica che il dentro è lento, come la differenza tra lo snodo
e la punta di una lancetta. Arriverai, e ti riconoscerò come ti
riconobbi mentre sciogliesti la folla come un nodo, diradando lenta l’intorno. Acquea
come la reliquia di vapore sulla stoffa di una coscia, come durante
la mattina, molto presto, una catenella di perline mercuriali attaccate a una
ragnatela, ancora lo sei? Nell’abisso futuro e nella sua mancanza di punti
di riferimento tudarai il massimo, sensibilissima come un ago – o come
il dito contro l’ago stesso – sarai un’infinità di micromovimenti che formeranno
la linea perfetta e ovale dello zero, per costruire poi in silenzio
il pensiero sacro della parola uno e di tutto il milione, anch’esso
perfettamente conteggiato, che dopo potrebbe seguire. Dentro una foresta regolarissima di parallelepipedi
in metallo leggero non ti rinforzerai mai in un codice definito, ma
sarai sempre una casualità perfetta. Ogni secondo varierai al ralenti la tua
postura senza che nessuno se ne possa accorgere, come una nuova specie
di cinema di scuola esotica mai visto prima. I tuoi fonemi saranno
talmente lenti e aerei che respirerai il tuo stesso respiro e se
possibile ti purificherai ancora. Sarai talmente tanto uno spazio specchiato che premerai
addosso a tutti come un cielo. Sarai salvifica non essendo, perché sarai
un desiderio. E non essendo in presenza, sarai in assenza, dirai ciò
che fu e ciò che vorresti che fosse, ma non dirai niente
di te. Sarai il fantastico ponte sotterraneo verso una stagione estesa fino
allo stremo, sarai l’illusione prolungata della certezza.
Ho bisogno di essere di
fronte al suono di tutte
le tue domande successive. Sono
ormai certo che sarai tu
il paradigma di un nuovo
tempo cromato continuo, non come
un elettrocardiogramma, ma come una
cosa anarchica e fluida. Sei
l’unica possibilità di incamerare una
certa quantità di news senza
il rinforzo del panico, sei
un futuro prossimo in cui
tutto può silenziarsi, duratura come
la scalata millimetrica alla vertigine
di una corolla durante la
quale ho tempo di osservare
il peso dei tuoi orecchini.
Tu sei colei che regola
la velocità accelerata della superficie
e indica che il dentro
è lento, come la differenza
tra lo snodo e la
punta di una lancetta. Arriverai,
e ti riconoscerò come ti
riconobbi mentre sciogliesti la folla
come un nodo, diradando lenta
l’intorno. Acquea come la reliquia
di vapore sulla stoffa di
una coscia, come durante la
mattina, molto presto, una catenella
di perline mercuriali attaccate a
una ragnatela, ancora lo sei?
Nell’abisso futuro e nella sua
mancanza di punti di riferimento
tudarai il massimo, sensibilissima come
un ago – o come
il dito contro l’ago stesso
– sarai un’infinità di micromovimenti
che formeranno la linea perfetta
e ovale dello zero, per
costruire poi in silenzio il
pensiero sacro della parola uno
e di tutto il milione,
anch’esso perfettamente conteggiato, che dopo
potrebbe seguire. Dentro una foresta
regolarissima di parallelepipedi in metallo
leggero non ti rinforzerai mai
in un codice definito, ma
sarai sempre una casualità perfetta.
Ogni secondo varierai al ralenti
la tua postura senza che
nessuno se ne possa accorgere,
come una nuova specie di
cinema di scuola esotica mai
visto prima. I tuoi fonemi
saranno talmente lenti e aerei
che respirerai il tuo stesso
respiro e se possibile ti
purificherai ancora. Sarai talmente tanto
uno spazio specchiato che premerai
addosso a tutti come un
cielo. Sarai salvifica non essendo,
perché sarai un desiderio. E
non essendo in presenza, sarai
in assenza, dirai ciò che
fu e ciò che vorresti
che fosse, ma non dirai
niente di te. Sarai il
fantastico ponte sotterraneo verso una
stagione estesa fino allo stremo,
sarai l’illusione prolungata della certezza.
back to top